Nel 2014, in Veneto, un capotreno assunse la decisione di far scendere dal convoglio un passeggero sprovvisto di biglietto.
Oggi, 4 anni dopo (viva la velocita’ della giustizia), lo stesso capotreno e’ stato condannato a 20 giorni di carcere, con l’accusa di violenza privata (viva l’equita’ della giustizia).
Non e’ chiaro in cosa Andrea Favaretto, dipendente delle Ferrovie dello Stato, sia stato violento: forse ha alzato di un decibel il tono della voce, oppure semplicemente non ha avuto la gentilezza di chiudere un occhio.
Probabilmente, a fare insospettire i giudici, e’ stato il fatto che un dipendente pubblico facesse il suo dovere senza batter ciglio, d’altronde non ci siamo piu’ abituati.
Cosi’, dato che il passeggero viaggiava senza regolare biglietto, alla fermata successiva ha preso i suoi bagagli e li ha lasciati sul binario: ecco il motivo della violenza. Cosa sara’ questa, appropriazione indegna? Abuso di coraggio?
Gli e’ andata pure bene che non e’ stato condannato per estorsione. Magari la sua richiesta poteva essere interpretata dai giudici come una forma di pizzo: “se non paghi, ti brucio la possibilita’ di andare a destinazione”.
In pratica: se scegliete di fare il capotreno, e malauguratamente doveste incontrare qualcuno senza biglietto, o vi mettete in ginocchio e lo pregate di recarsi al primo tabacchino disponibile (con la promessa di non farlo piu’), oppure bene che vi va vi fate un po’ di carcere. Sempre che a nessun passeggero venga in mente di picchiarvi.
In quel caso, sarebbero pure capaci di accusare voi di omissione di soccorso (verso voi stessi) e assolvere il picchiatore per legittima difesa.
“Il treno dei giustizieri e’ in partenza dal binario 86“.
Leggere attentamente la smorfia napoletana prima di salire a bordo.