Immaginate di essere turisti giapponesi. Immaginate di essere in vacanza a Venezia. E immaginate di ricevere uno scontrino di 1.100 euro per 4 bistecche e altrettante fritturine miste.
Ecco, questo non c’e’ piu’ bisogno che lo immaginiate: e’ la realta’.
Quattro studenti giapponesi dell’Universita’ di Bologna si sono visti recapitare un conto da capogiro per il loro pranzetto nei pressi di San Marco, a Venezia.
Probabilmente, il gestore egiziano del ristorante, avra’ pensato di intravedere in quei giovani seduti al tavolo i nipoti del Primo Ministro nipponico (tanto per dimostrare di essersi ambientato nel Belpaese) e quindi di poter strisciare la carta senza alcun risentimento degli ospiti.
E’ solo che invece di quella elettronica, si e’ visto recapitare una copia di una denuncia, con successiva minaccia del Sindaco Brugnaro di punire i responsabili.
Ma perche’ il conto era cosi’ caro?
Probabilmente la carne era stata fatta cuocere col sale dell’Himalaya (e vuoi mettere il trasporto); oppure invece di una bistecca era il foie gras di vitello tonnato; o magari la fritturina erano in realta’ straccetti di aringa in emulsione di aceto balsamico.
E riguardo al coperto, chi assicura che non si trattasse di pregiate stoffe persiane?
Il conto salato (di ovvia origine DOC) e’ comunque tornato indietro al ristoratore, e forse gli costera’ piu’ caro che a loro: d’altronde tutti gli chef sanno che passare dalle stelle (Michelin) alle stalle e’ un passo fulmineo come il q.b. nelle ricette.
Occidentali’s karma.