Draghi Premier, Draghi Presidente della Repubblica, Draghi ovunque.
Premetto: io Super Mario lo vorrei pure come panettiere sotto casa, e di sicuro si inventerebbe qualcosa per trasformare i panini rimacinati in soffici baguette.
Il mio giudizio sul Presidente del Consiglio è quindi altamente positivo, perché è merito suo se siamo passati dalle primule di Arcuri al 90% di Italiani vaccinati con una dose, dai banchi a rotelle alle FFP2 a 75 centesimi, dal cashback a un Pnrr accettato con favore dall’Europa.
Il punto è che non esistono superuomini, e anche dei migliori non puoi farne un affidamento assoluto: se punti tutto su un bomber corri il rischio che, infortunandosi, non sei più capace di fare goal.
La politica ha spesso dimenticato di costruire alternative, ma ha sempre avuto chiaro come cristallizzare il presente, magnificando il potente di turno e affidandogli un compito sciolto da qualsiasi prospettiva.
Se giochiamo solo una carta rischiamo di buttare all’aria tutto il mazzo, perché non consideriamo le alternative: molto spesso è così che si perde, semplicemente perché si è sicuri di vincere. E la certezza, in questo caso, te la dà un uomo che è molto bravo, ma che non può stare ovunque (per fortuna sua, soprattutto).
Ecco perché Draghi Presidente della Repubblica sarebbe la sconfitta della politica, una politica incapace di trovare alternative e di giocare ad armi pari con la realtà: non puoi puntare solo su una cosa, altrimenti tutto il resto rimane scoperto.
Bisognerebbe fare un passo avanti, guardare oltre e pensare – se ci si crede, va da sé – che Draghi è un grande, ma non è l’unico.
E soprattutto, che per costruire nuovi leader occorre dargli spazio. Altrimenti non cresceranno mai.
Puntare al futuro, senza dimenticare il presente: questo è tutto ciò che la politica non ha fatto finora, e che continuerebbe a non fare se scegliesse sempre, solo, e ovunque, il bomber Mario Draghi.