Lo scorso Novembre, durante la visita di Donald Trump in Cina, e’ accaduto un fatto curioso che poteva diventare pericoloso.
Mentre The Donald e consorte sono attesi nella Grande Sala del Popolo su piazza Tienanmen, dietro le quinte accade qualcosa di imprevisto: l’ufficiale americano con in mano il nuclear football, cioe’ la valigetta contenente i codici per un lancio di missili nucleari, e’ stato fermato dai cinesi a un tornello di metal detector.
Trump non si accorge di quanto sta succedendo nelle retrovie e tira dritto, ma c’e’ un problema: quella valigetta deve essere sempre a disposizione del Presidente degli Stati Uniti d’America, ovunque egli si trova.
Insomma, stava per accadere un incidente diplomatico.
Per fortuna interviene il generale Kelly, capo di Gabinetto della Casa Bianca, il quale preso di coraggio si ispira al football nazionale e improvvisa un’offensiva collettiva: tutti insieme varcheranno quei cancelli, in un unico blocco, valigetta compresa.
Ci sono un po’ di spintoni, qualche placcaggio, ma alla fine il gioco di squadra ha la meglio e il Presidente torna in possesso del suo prezioso bagaglio a mano.
Detto che sarebbe auspicabile un protocollo piu’ efficace in queste occasioni, vi immaginate cosa sarebbe successo se un cinese si fosse appropriato dei codici nucleari americani?
Magari avrebbe iniziato a smontare la valigetta pezzo per pezzo per capirne il meccanismo e avviarne una produzione in serie; oppure avrebbe sostituito i pezzi originali con qualche ricambio rigorosamente made in China; o ancora avrebbe forse stampato un manuale di istruzioni (in cinese certo) in modo tale da far desistere chiunque dal suo utilizzo.
Probabilmente non avrebbe premuto alcun bottone pero’: quella e’ roba di Donald e Kim.
I cinesi infatti non sono interessati a un singolo pulsante, preferiscono le tastiere. Perche’ in fondo, se bisogna scegliere qualcuno da far saltare, e’ sempre meglio che siano tasti, e non teste.
Fuori di tasto
Questa non e’ un’esercitazione.
La frase che avete appena letto e’ un verso della canzone “Mi fido di te” di Jovanotti.
Ma non solo.
E’ anche quello che gli abitanti delle Hawaii hanno letto sui propri smartphone sabato scorso, alle 8 di mattina, come a dire “Buongiorno, alzati che e’ l’ultima volta”.
Il messaggio informava tutti gli abitanti dell’isola a mettersi al riparo, perche’ un missile balistico si stava dirigendo verso l’arcipelago.
Alla fine, si sottolineava l’imminente catastrofe proprio con il sigillo militare del Questa non e’ un’esercitazione, appunto.
38 minuti sono passati dall’invio del messaggio a quando si e’ scoperto che in realta’ nessun missile sarebbe atterrato sulle Hawaii, nonostante si dica da piu’ parti che Kim non veda l’ora di lanciarne uno.
In quegli attimi di panico, la gente ha iniziato a chiamare parenti, amici e chiunque avesse in rubrica per avvertirli e salutarli: alcuni poi si sono nascosti in bagno, altri probabilmente sono dovuti scapparci per urgenze del momento.
Ma qual e’ stata la causa di tutto cio’?
Semplicemente, un addetto della Hawaii Emergency Management Agency (l’agenzia governativa che si occupa di questo tipo di emergenze) ha premuto il bottone sbagliato.
Di due cose siamo certi:
1) nessun bombardamento ha colpito le Hawaii, sebbene alcuni rumori provenienti dalle toilette sembravano indicare il contrario;
2) se mai dovesse succedere sul serio, il messaggino non sara’ preso troppo sul serio come la prima volta.
Io consiglierei di cambiare “questa non e’ un’esercitazione” con “questo non e’ un errore di un cretino addetto ai bottoni”: gia’, perche’ a furia di giocare a chi ce l’ha piu’ grande, magari si finisce a partecipare a un quiz tv.
Potrebbe chiamarsi Schiacciatutto: non si vince niente, ma si perde soltanto.
E sulla pelle degli altri.
Rap futuristico
Barack Obama, famoso uomo abbronzato d’America (cit. Sua Altezza Silvio), noto per le sue performance espressive e per aver lasciato cadere il microfono alla maniera dei rapper alla fine di uno dei suoi ultimi discorsi da Presidente degli Stati Uniti d’America (anche questo fa parte del suo cv), ha pubblicato su Facebook una lista contenente i titoli dei libri e delle sue canzoni preferiti nel 2017.
Fra i testi consigliati, previa autorizzazione del Ministero dell’Istruzione, troviamo Five-Carat Soul di James McBride [tra i personaggi rappresentati c’e’ un ministro di colore, forse parente di Obama, e un Presidente americano che trae ispirazione da una conversazione che sente in una stalla, forse parente di The Donald] e A gentleman in Moscow di Amor Towles (letto pensando al suo amico del Cremlino).
Barack fornisce poi un elenco di brani che lo hanno colpito particolarmente, e non a caso sceglie Millionaire, The Joke e First World Problems (se avete pensato a DJT e’ solo una coincidenza).
Sarebbe curioso, al di la’ di questa facile letteratura, immaginare Obama intento a tenere il microfono in mano, invece di prestarsi a numeri da anchorman, e sentirlo cantare Mi gente di J. Balvin, al primo posto nella sua classifica.
Il tempo libero non gli manca, e chissa’ che non diventi anche il Primo Presidente nero popstar.
Yes, Weeknd.
Playlist completa su https://www.facebook.com/barackobama/posts/10155532677446749